Ebbene sì, parlo ai miei colleghi e parlo a me stesso: dobbiamo cambiare marcia. Tutta l’economia ne patirà, e già li sento i soliti noti che dicono un giorno sì e l’altro pure: servono i miliardi per la transizione ecologica. Il problema è: chi paga? Vero, e serviranno in tempi brevi, ma se non lo faremo pagheremo tutti la NON transizione.

C’erano una volta i comunisti che mangiavano i bambini. Una volta c’era anche Dracula che mordeva i colli degli sventurati ospiti nel suo castello. C’erano una volta i negazionisti che dicevano che il clima è sempre cambiato e che le alluvioni ci sono sempre state. E che il buco dell’ozono si è pur chiuso, e che se i ghiacci si sciolgono gireremo tutti con la barca e che se la crescita economica non va avanti si va tutti indietro e chi non cresce è perduto; perciò, i modelli economici vanno bene così a patto che si incrementi ancora il profitto e si incentivi sempre di più il consumo di ogni cosa.

Di comunisti ce n’è ancora in giro, ma non credo si cibino di carne umana. Di Dracula sono rimasti i film, su tutti Per favore non mordermi sul collo di Polanski con la bellissima Sharon Tate, di alluvioni ce n’è a iosa, e i negazionisti anche quelli ci sono ancora a differenza del buco dell’ozono, che grazie a decisioni globali negli scorsi decenni, si sta riducendo rapidamente e tra meno di vent’anni tornerà ai livelli del 1980.

A proposito di decisioni prese a livello internazionale, è notizia recente l’approvazione del Parlamento europeo della legge sul ripristino della natura! Il primo e più importante ostacolo di un percorso accidentato è stato superato, gli sforzi dell’Europa contro l’estinzione delle specie naturali sono ora definitivamente iniziati, nonostante gli amici negazionisti che hanno fatto di tutto per affossare la legge. Parlo naturalmente del Partito Popolare Europeo (PPE), che ha opposto una strenua resistenza, e anche dei nostrirappresentanti locali: solo pochi giorni fa la maggioranza SVP-Lega ha respinto con una motivazione inconsistente la proposta dei Verdi per un maggior numero di alberi per il clima nei centri abitati e nelle zone industriali.

A questo vorrei aggiungere che il nostro Europarlamentare Herbert Dorfmann, che non ne fa una giusta, insieme al suo gruppo era contrario. Avere un rappresentante simile in Europa è un grande danno. La speranza è che il sudtirolese non si candidi più, peggio di così non si può fare.

Certi personaggi che una volta combattevano i comunisti con manganello e olio di ricino ora ce l’hanno su con gli ambientalisti. E ancora peggio con i finti ambientalisti che predicano acqua e bevono vino. Ora, sentitomi in causa, devo dire che sì, hanno anche ragione: il turismo è impattante, 8.000 ciclisti su e giù per le Dolomiti significa tante emissioni di co2 per raggiungere le nostre valli in auto, e che anche noi siamo parte in causa, tutto corretto. Non mi soffermo ora su dettagli, pur rilevanti, che se ci fossero meno letti in Alta Badia avremmo anche meno turisti, che le fragole noi d’inverno non le serviamo, ma le banane sì e che se avessimo trovato una risposta a tutte le loro domande, allora le domande non sarebbero state giuste.

Ebbene sì, parlo ai miei colleghi e parlo a me stesso: dobbiamo cambiare marcia.
Tutta l’economia ne patirà, e già li sento i soliti noti che dicono un giorno sì e l’altro pure: servono i miliardi per la transizione ecologica e il problema è: chi paga?
Vero, e serviranno in tempi brevi, ma se non lo faremo pagheremo tutti la NON transizione.

Tutto ciò non interessa né a Trump né all’homo oeconomicus, orientato soprattutto al business, assai meno attirato da necessità collettive. Metteremo le cose a posto dicono coloro che credono al santo Graal del mercato, che hanno un’affinità con Mussolini e il suo celebre “metteremo le cose a posto”. Non lo cito a caso, guai se dimentichiamo quel che è stato, guai se non ci mettiamo in testa che se non accettiamo i sacrifici questa povera umanità non la salveremo. Sarà una sfida bellissima come dice il Papa ed è nostro obbligo individuare con chiarezza gli strumenti finanziari per non lasciare indietro nessuno, per dare ospitalità a chi da quei paesi oppressi da guerre e cambiamenti climatici deve fuggire.

È venuto il momento di comprendere che esistono modelli economici che non sono per forza solo quelli che conosciamo noi, e che Joseph Stiglitz, Edgar Morin, Rifkin, Muhammad Yunus e in tempi non sospetti il Club of Rome da anni ne parlano.

E che è venuto il momento di pensare ai più fragili, e se non lo faremo, saremo noi a essere i perdenti e i perduti.

È venuto il momento di chiudere i passi dolomitici, è venuto il momento di mettere una carbon tax e di obbligare noi tutti a calcolare un’impronta ecologica. Chi visita la val d’Orcia o le Dolomiti dovrebbe prenotarsi con sette anni di anticipo, per poi godere più profondamente delle nostre meraviglie. Tutto ciò che non è facilmente reperibile è accattivante. Di turisti che visitano luoghi di straordinaria bellezza in poche ore possiamo anche farne a meno, e quando le Dolomiti sudtirolesi avranno raggiunto il limite massimo, ci saranno pur sempre quelle bellunesi, meno affollate, bellissime e accoglienti.

Essere ambientalisti non significa essere di destra o sinistra, ma avere occhi nuovi, per vedere il nostro martoriato bel mondo, e siamo la prima generazione a esserne consapevoli, e l’ultima a potere fare qualcosa. Possiamo farlo con bellezza di spirito, possiamo provare a fare un po’ meno male al pianeta, possiamo, dobbiamo crederci non per fede, ma per convinzione.

Il nostro mondo è ancora bellissimo; sono tornato poco fa da Breuil-Cervinia; la mia guida, Marco Barmasse -suo figlio Hervè è partito da Cervinia in bicicletta per arrivare fino a Corvara alla Maratona– mi ha aperto occhi e cuore, e quando un’ospitalità è fatta bene come la fanno all’hotel Bergman, allora capisci che sì: vale la gioia fare ancora cose belle.

Cose belle le abbiamo fatte con il quarto piano dell’hotel La Perla: quelle che erano stanze piccole e scomode ora hanno un grande terrazzo vista Sassongher. Ed è proprio lì, su quel monolite, che ogni cento anni arriva un passero per limarsi il becco. Quando il Sassongher sarà consumato, l’eternità non sarà nemmeno cominciata. Così mi raccontava il mio maestro Lezuo. Così vedo e godo ancora della maestosità di quel monte. Sì, è proprio un bel vedere. È proprio un bel mondo. Anche se al turismo qualche morso sul collo non farebbe tanto male. Cari ospiti, cari collaboratori, cari fornitori, noi continueremo a provare a fare ospitalità oltre il turismo. E vi aspettiamo. E vi accoglieremo a cuore aperto.
Promesso.

Michil Costa