Avanti, disumanizziamoci. Avanti tutta con le ormai assodate abitudini quotidiane, con gli occhi chini sui cosiddetti telefoni, pronti a chiuderli dinnanzi alle tragedie quotidiane che migliaia e migliaia di umani vivono nei campi profughi disumani e destinati a sprofondare nei mari mentre all’orizzonte ecco le navi da crociera, ecco gli yacht di lusso, ecco i cabinati, i catamarani, le vele spiegate al vento candide come la neve. Pronti a chiuderli di fronte alle guerre, alle dighe bombardate, e se un tempo ce le davamo di santa ragione con le clave, oggi le nuove armi dove ci porteranno?

Andiamo avanti, del resto non si dice che chi si ferma è perduto? Ma dove ci spingerà questo vento disumano? Ci farà scoprire mondi lontani e nuovi, forse, ma i Grand Tour di Goethe sono finiti da un pezzo, l’edonismo imperante e colmo di troppa energia è di un secolo fa. Andare avanti, ma avanti dove?

Andiamo avanti si dice, ma meglio sarebbe dire andiamo oltre. Andiamo oltre con il vento fresco e pulito delle Dolomiti che ci soffia alle spalle verso un luogo dove nessuno ci vieta di cambiare, in un luogo dove non esiste il farsi soffocare da maldestre abitudini, un luogo che ci insegni come ogni singola esperienza umana è foriera di nuove esperienze. Andiamo oltre, accogliamo l’essere umano comunemente chiamato straniero, è lui che ci farà riscoprire la profondissima umanità in noi. Accogliamo ogni tipo di famiglia, se c’è amore, e amore è solamente di chi amore prova, non serve null’altro. Ridiamoci quell’umanità che ci è stata conferita dall’universo e che l’universo vorrà di ritorno. Un corpo e un’anima che dovremo ridare, ed è buona educazione ridare quel che ci è stato dato in prestito in buone condizioni.

Con la 36.a Maratona dles Dolomites Enel abbiamo una buona occasione: chi pedala tiene in forma il suo corpo, e l’universo, riavutolo, ne sarà riconoscente. Chi per la Maratona lavora, le migliaia di volontari, sorrideranno e serviranno: cosa c’è di più bello che servire? Servire con dignità, perché in fondo, chi non serve, non serve. Saranno loro, e saremo noi, che volteggeremo verso l’infinito, leggeri come aquile dolomitiche, inebriandoci dei profumi dei gigli martagone, facendoci osservare dalle marmotte che fischieranno al passaggio di migliaia di ciclisti. È questo che possiamo fare per essere molto umani: tralasciare il superficiale, i nostri piccoli dilemmi quotidiani, e dare un senso all’altamente significativo, portare lo spirito in alto per consegnarlo bello, immacolato e umanissimo a chi ce lo ha dato in prestito. Teniamo gli occhi bene aperti, con spirito duro e cuore tenero andiamo verso quel luogo dentro di noi. Fatto di bellissima umanità.

Michil Costa