Cara Larissa, Cara Gaya, Caro Samuele, Caro Thiagaye, Caro Baba Sarr…

Cara Collaboratrice, caro Collaboratore, dovrei elencarvi per nome, una per una, uno per uno.

Dovrei elencarvi tutti qui. Con il vostro singolo nome e anche il vostro singolo volto, pubblicato con foto nitida in questa pagina.

Dobbiamo ringraziarvi tutti, nessuno escluso.

La stagione invernale se n’è appena andata e le porte delle nostre Case di montagna sono di nuovo socchiuse. E se le abbiamo tenute aperte, lo dobbiamo a ciascuno di voi.

Non è stato facile, lo so caro collaboratore.

È stato difficile stare lontana e lontano da casa (tua) per stare con noi e speriamo che in questi mesi, Casa Costa sia diventata un luogo che ti appartiene, almeno un poco, nello spirito.

È stato certamente difficile lavorare nei giorni di festa, quando avresti voluto metterti a tavola con i tuoi cari, invece sei stato con noi, con i nostri ospiti, grazie.

È stata dura sorridere sempre, ma ti ho visto: lo hai fatto con dedizione, con impegno.

Giulan. Grazie per i sorrisi che hai donato ai nostri ospiti, grazie per aver permesso che Casa Costa con l’Hotel La Perla, il Berghotel Ladinia, il L’Murin, la Stüa de Michil restassero aperti in tutti questi mesi.

Grazie per aver fatto in modo che ognuno dei nostri visitatori si sentisse a Casa: lo dobbiamo a te.

Lo so, quante cose ti sei perso in questi mesi lontani. E quanti desideri inespressi. E quanti incontri mancati.

Un tempo si scrivevano cartoline e lettere, certo oggi ci si manda messaggi e pure foto, e tutto sembra un po’ più vicino, meno male.

La costante che ti accompagnava era il profilo di queste benedette montagne, sempre lì a fare compagnia o a chiuderti la vista. E le persone che hai incontrato! Che vanno e vengono, come se il mondo fosse una grandissima danza in un’enorme stanza.

E di fondo sentivi quella malinconia che ogni tanto bussa sulla porta del cuore, e che spinge i pensieri lontano, chissà dove.

Poi si riprende, poi si riparte e persino, a volte, si arriva qui soli per non esserlo mai più. Perché arrivavi sola, ma ora, baciata dalle Montagne, nel tuo grembo vi è una nuova vita. Ed è gioia, cara nostra Amica, sapere che è stata concepita in questo momento della tua vita, e diventerà un racconto speciale anche questo, per la vita.

E il sorriso che hai donato non era di circostanza, era di serenità, di voglia di fare. Perché questo è il succo del nostro lavoro: dispensare positività. Già il mondo è pieno di guai, e se ci mettiamo di traverso anche noi, auguri. In fondo, quello che facciamo è ospitalità, accogliere a casa nostra.

E l’ospitalità deve essere buona, altrimenti anche il senso del nostro lavoro svilisce.

Grazie per averci regalato il tuo tempo, la tua gioia e anche la tua costanza, staremo in contatto per poi insieme riaprire queste porte socchiuse, perché il tempo passa in fretta e l’estate è foriera di novità!

Grazie collaboratore caro di prenderti cura del Gran Fodà, la nostra nuova Casa a San Vigilio, sul Plan de Corones (psss, tanti ospiti ancora non lo sanno della new-entry!)

Grazie di occuparti della Fondazione di famiglia, tanti di voi hanno espresso la volontà di visitare i progetti. Chi in Uganda, chi a scoprire culture tibetane, chi a vedere come cresce lo zafferano.

Giulan collaboratore di prenderti cura del Posta Marcucci: per te la stagione turistica non finisce mai in un ciclo continuo di stagioni vere, e ora con la primavera che si avvicina, la Toscana è stupenda, e tu sei sempre lì.

Grazie collaboratore che resti qui a prenderti cura dei lavori della nuova spa. Grazie ragazze e ragazzi, voi che siete a Bassano e vi occupate di vendere le camere di tutte le strutture, lontani sì, ma così vicini.

Alla fine, mi viene in mente Ulisse, con il suo girovagare.

Ecco immagino te, e voi tutti come viaggiatori nel mondo dell’ospitalità, fatto di incontri e saluti, di arrivi e partenze, di nuovi approdi e ritorni. Perché in fondo è il ritorno che sembra dare un senso all’andare, sembra dargli una direzione.

Come scrive Chatwin, altro grande viaggiatore, ‘Il ritorno offre una pienezza di senso che l’andata da sola non ha. Il ritorno è la risposta che troviamo alla nostra irrequietezza’. L’Odissea è comunque la storia di un ritorno a casa, del suo desiderio. Coerente con la costante dicotomia che abita dentro ogni viaggiatore: se da un lato vogliamo partire, andare, dall’ altro lato desideriamo sempre tornare.

E allora che sia un buon ritorno per te e tutti voi alle vostre case, dimore, città, paesi, continenti. Ma vi aspettiamo di nuovo qui quanto prima, sperando che questa Casa sia davvero diventata un po’ vostra. Giulan. Grazie per il bel lavoro che facciamo. Ed è bello, perché ci sei tu, ci siete voi. Vi aspettiamo tutti: le porte sono solo socchiuse.

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