Manca poco. Arriverete in tanti e potrete godervi il paesaggio, anzi, sarete voi a essere paesaggio. Perché il paesaggio non esiste se non in noi, in quello che percepiamo. Quindi il paesaggio naturale è una nostra costruzione creativa e, attraverso le nostre azioni, lo determiniamo. Nel bene o nel male. Correre la Maratona è costruire un paesaggio bello dentro di noi, che per una volta spegniamo le auto e accendiamo la nostra voglia di libertà.

Il paesaggio non è montagna, o flora (in ladino i ciüf sono i fiori), non può avere una sua definizione circoscritta nel tempo. Quando Orazio scriveva le sue arcadiche liriche pastorali, l’Arcadia non esisteva più; esisteva invece una Sicilia dove eserciti di schiavi producevano cereali per sfamare Roma capitale mondo. Ciò che per semplicità chiamiamo paesaggio è piuttosto un insieme di sistemi viventi che si evolve in una metamorfosi continua, portando con sé condizioni umane e naturali anch’esse in perenne trasformazione. Il paesaggio siamo noi, siamo quello che facciamo. Siamo dunque responsabili del paesaggio che costruiamo, giorno dopo giorno.

Il passero che si fa lode del Signore cantando solitario su un cirmolo isolato facendosi beffa del ciclista che si arrampica arrancando su per il Giau, non sono entrambi paesaggio? E i clacson che si sentono mentre si cammina attraverso un bosco, non sono paesaggio?

Noi siamo paesaggio, noi siamo flora.

Ben arrivati all’appuntamento della 35a Edizione della Maratona dles Dolomites – Enel; bello riavervi qui, a rendere il paesaggio più vivo e per un giorno meraviglioso.

Michil Costa

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