Su ispirazione dell’originale Versicoli quasi ecologici – RES AMISSA (1991), del poeta Giorgio Caproni

Non uccidere i laghi alpini, la salamandra, il vento! Non soffocare il canto d’amore del gallo cedrone. Il camoscio, il cirmolo, la genziana: anche di questo sei fatto, uomo! E se il tuo compare per ignobile profitto folgora la trota salmonata di quel ruscello, che non vale meno del fiume giallo, non farlo assessore all’ambiente. (E tantomeno Cavaliere del Lavoro). L’Amanita Muscaria presa a calci, le dolomoto nelle Dolomiti, un autentico pandemonio della folle umanità, apoteosi del turismo pornoalpino, come finirà, chissà. Ma si sa: L’amore finisce dove finisce l’arnica e l’acqua muore. E quando sparendo le isole vicine e lontane, da Corfù a Mali, il lariceto e l’aria verde, e quando svanendo i ghiacciai del Monte Bianco e della Marmolada resterai, sospirando, nel sempre più vasto Paese guasto, dimmi, chi ucciderai? E dimmi, potrebbe tornare a essere bella, senza te uomo cattivo, la terra? E per chi? Ma per un po’ancora ci sarai, e avanti con questo ambaradan che tra poco finiremo, senza muoverci di qua, senza acqua e larici, come in Pakistan. (fortunati noi ad avere solo cannoni da neve e talebani ambientalisti..)

michil costa