Si è conclusa da poco la Maratona dles Dolomites. È stato un grande successo. 8789 partecipanti, 25.000 iscritti, 6 ore di diretta televisiva. Essere a capo dell’organizzazione mi riempie di orgoglio e di gioia.

Ma come fanno a pedalare per ore e ore, su e giù, sono tutti delle superdonne e dei superuomini? No:

tutti i partecipanti, indistintamente, si pongono un traguardo alto: essere padroni del proprio tempo. Devono allenarsi: perseverare. Controllano, non si fanno assorbire; non sono avvinghiati nel tempo, ma usano il tempo come un alleato, come il bene più prezioso; un gioiello da guardare con entusiasmo. Ci vuole entusiasmo. En-thèos, invasamento Divino.
Essere consapevoli della Divinità che è in noi. La bicicletta richiede entrambe le cose: entusiasmo e tempo. Bisogna essere costanti, bisogna motivarsi, inforcare quel benedetto manubrio e poi via.
Appena si è in sella tutto cambia. Non più discolpe da escogitare, non più imbrogli in cui cadere e fare cascare gli altri. D’ora in poi è tutto muscoli testa cuore. D’ora in poi non servono più le parole. D’ora in poi la musica sarà il fruscio della catena, l’unico rumore vero sarà il fiato che uscirà dal serbatoio: i polmoni, il mio motore.
“Prendo coscienza di me, i pensieri vengono liberati, mi svuoto dalla vita quotidiana, ogni pedalata è un problema in meno e un’opportunità in più. Sono il padrone della mia volontà. Nessuno attorno che mi assilla con mille domande, che vuole spazio per qualcosa, nessuno che chiede tempo, nessuno che preme. L’ unica domanda che mi viene in mente è: sono pronto per il Re passo Giau?
Mi sento così libero. Mi guardo intorno. Quelle guglie, quei canaloni ancora innevati che sembran lingue di dolomitici giganti, quegli anfratti bagnati e modellati dai ghiacci di tempi passati. Sono custodi, loro sì del mio tempo circoscritto. Quelle cime: uscite dalle viscere della terra milioni di anni fa. Ancora crescono, si muovono. Ma il mio tempo è troppo breve per percepirlo. Mi sento un piccolo uomo limitato e indifeso; ma di fronte a tanta bellezza sono sereno. La serenità è il cielo sotto il quale tutto fiorisce. Mi sento un fiore Questa grande natura è la mia grande madre. Non invecchierò, io. Diventerò solo più simile a me stesso.
Sì, farnetico. Sarà la stanchezza o l’inebriatura di questo mondo incantato? Contemplo i Monti Pallidi ed è come se loro stesso mi contemplassero. Come se mi assorbissero nel loro grembo.
Loro, quelle montagne, al contrario di me non hanno motivazioni. Le forme in cui si esprimono mi penetrano. Mi ispirano. Rinuncio a capire, smetto di pensare, -sarà il calo degli zuccheri-? Voglio solo pedalare. In silenzio. E godermi questo immenso intenso istante. Questo eterno momento di gioia. Perché questa sí, questa sì che è gioia vera”.
Evviva la pace nei monti. Evviva ogni ospite che viene qua, a muoversi in silenzio, delicatamente.
Ve lo prometto: tra non molto riusciremo a chiudere –parzialmente, a fascie orarie, per un tempo determinato- i passi dolomitici. Lo dicevo 10 anni fa, mi prendevano per matto. Ora le cose stanno cambiando. Senza il rumore fastidioso delle moto e il traffico continuo la gioia non solo sarà vera, ma sarà anche continua. Per voi che ci venite, per noi che qui abitiamo.

michil