Nei paesi dell’Alta Badia, dalla domenica a martedì della scorsa settimana, ha avuto luogo la quarta edizione della “Chef’s Cup”, un appuntamento per cuochi d’eccellenza, rinomati produttori di vino e birra, gestori di ristoranti e giornalisti. La manifestazione, come di consueto, ha alternato momenti di degustazione di vini, liquori, distillati, cocktail e sigari a competizioni di sci e golf sulla neve. Gli “chef” si sono invece sfidati in cucina, preparando piatti tipici di diverse regioni d’Italia e altri, caratteristici della Provenza. Nel corso dei tre giorni si sono create inoltre varie occasioni per discutere di cultura alimentare e benessere. Assieme agli ospiti, gli “chef” sono stati protagonisti del dibattito “Mangiar bene vuol dire mangiar sano” che è stato animato dal professor Mauro Defendente Febbrai, internista esperto in malattie del metabolismo e nutrizione chimica. Per gli organizzatori, la manifestazione ha rappresentato e rappresenta un’importante risorsa di sinergie che contribuisce a migliorare l’offerta gastronomica di alto livello e a conquistare i turisti più esigenti e provenienti da tutti e cinque i continenti.
Più dei grandi “chef” ai fornelli e delle persone famose che hanno partecipato all’evento, però, quest’anno è stata significativa l’iniziativa per aiutare i bambini profughi del Tibet e l’ospedale pediatrico Santobono Pausilipon. Metà del ricavato ottenuto con la cena di gala conclusiva, infatti, è stata messa a disposizione dell’ospedale e della “Costa Family Foundation”, la fondazione avviata qualche anno fa dalla famiglia Costa, proprietaria dell’hotel La Perla di Corvara, per sostenere i progetti legati al “Tcv: Tibetan children’s villages”. I beneficiari della fondazione sono soprattutto i bambini orfani, profughi del Tibet, che da molti anni ormai vengono raccolti dalla strada dalla sorella di “Sua Santità il XIV Dalai Lama”, fondatrice del Tibetan children’s villages. Fino ad ora sono 16.000 i bimbi profughi trasferiti in India e 19 sono i villaggi Tcv realizzati in India dove, imparando la lingua nonché la cultura inglese e tibetana, vengono accolti, nutriti, istruiti, educati e avviati a un modesto lavoro.
In particolare, i progetti sostenuti dalla “Costa Family Foundation” vengono realizzati nei villaggi Tvc di Dharamsala (India) e di Hanley (Ladakh). La prima è una cittadina situata nello stato federato dell’Himachal Pradesh, nel nord dell’India, al confine con il Tibet. Il Ladakh è invece una regione racchiusa tra le catene montuose del Karakorum e dell’Himalaya. Il villaggio si trova ad Hanley. Il capoluogo del Ladakh è Leh, conta circa 10.000 abitanti ed è famoso per il palazzo reale che sembra una versione in miniatura del Potala di Lhasa, per la splendida moschea e per ospitare usualmente il Dalai Lama.
Con le donazioni della “Chef’s Cup” alla “Costa Family Foundation” si prevede di acquistare un analizzatore chimico del sangue, del plasma e del siero per l’ospedale di Hanley. Attraverso la “Chef’s Cup” i turisti più benestanti, ospiti dell’Alta Badia, hanno contribuito ad aiutare bambini, appartenenti a una minoranza, che sono tra i più poveri al mondo. Per certi versi la loro realtà può forse essere compresa meglio dai ladini, che non rischiano certo di morire fame o di essere messi in carcere o esiliati per questioni politiche, ma che probabilmente più di altri sanno cosa significhi non essere capiti da chi li sta intorno. Chi volesse dare il proprio contributo alla causa dei bambini tibetani può trovare maggiori informazioni sui siti internet: www.costafoundation.org e www.tcv.org.in.
Werner Pescosta, Corriere dell’Alto Adige, 27 gennaio 2009