Europa, abbiamo un problema. Anzi, più di uno.

In tutti i paesi soffia forte il vento della reazione e a Bruxelles traballa l’alleanza tra popolari, socialisti e liberali.

Cresce l’astensione e nelle urne la valanga di neonazisti in Germania e di lepenisti in Francia è sconcertante.

La svolta a destra è perentoria, ed è una destra cattiva. In Germania i giovani scelgono la reazione anziché l’innovazione e questo genera in me una profonda tristezza. A partire dai sedici anni, sognare ancora l’uomo forte, quello che dice RAUS ai migranti e fa la voce cattiva con chi è più debole mette angoscia.

Dove sono andate a finire le AUTOBAHN dei Kraftwerk, dov’è scomparsa la Berlino tecno-alternativa, chi ha bruciato le ali dell’angelo di Wenders? Già, rimangono solo le macerie di Kiefer.

C’è un problema culturale, sociale, politico enorme.

In Francia l’aver trascurato il malcontento che serpeggia da anni condanna Macron. Una trascuratezza che è pura miopia, e adesso sono guai seri. Germania e Francia sono i motori dell’Europa, e se entrambi i pistoni stantuffano razzismo, antisemitismo, sovranismo c’è da aver paura.

Non abbiamo un’Europa unica ma 27 stati diversi. Invece di crescere, il vecchio continente si frantuma.

Eppure, senza un’idea di Europa comune, non possiamo che andare alla deriva. Mentre avremmo tutte le carte in regola per rappresentare l’ultima isola di garanzia in grado di opporsi al saccheggio del mondo. Checché se ne dica, vivere in Europa è ancora oggi un paradiso, se non proprio un privilegio. Ma se trasformiamo i nostri valori in un’accozzaglia di interessi ecco i risultati.

E veniamo al nostro orticello. Nel belpaese ci sono conferme per alcune e risultati deludenti per altri. Vince Meloni, si difende molto bene Schlein, Verdi e Sinistra raggiungono risultati insperati. Contento per la Salis, per Mimmo Lucano e Brigitte Foppa.

Conte deve capire una volta per tutte dove stare, forse ormai è troppo tardi e il trasformismo è un abito che prima o poi sgualcisce, sempre. Salvini ha distrutto la Lega e chiama al tradimento quando è stato lui a tradire i principi ispiratori del suo stesso partito. Silvio B. c’è, c’è ancora e sta molto meglio di Matteo. Renzi compreso. Il suo declino, con quello di Calenda, è sconcertante.

La frantumazione, l’orticello, l’ego e l’interesse personale non portano da nessuna parte. La Bonino mette tristezza, peccato. Santoro, no comment. Qui da noi Dorfmann, un politicante doppiogiochista che in Südtirol appoggia i contadini di montagna mentre in Europa si allea con le multinazionali, cala ma tiene alti i consensi.

Ebbene, che Europa sarà?

È presto per dirlo, ma Zeus che si trasforma prima in toro e poi in aquila per conquistare Europa lo vedo molto più nero che bianco come l’iconografia lo ritrae da millenni.

Sì, oggi vedo di nuovo aquile uncinate pronte a fare a brandelli un sogno fatto di stelle e nato da una migrazione, sì proprio migrazione, da Oriente a Occidente, da una cultura all’altra, da un mare all’altro. Un moto ondoso che oggi più che mai dovrebbe ispirare libertà, convivenza, pace. E invece sento forte l’olezzo della guerra.

Ma il sogno non può spegnersi così, no. E mi piace immaginare la bellissima Europa come una concretissima utopia. Capace di sedurre e ammaliare chi adesso vuole farci tornare indietro, là dove al posto della luce regna il buio. Al contrario, è proprio di luce che abbiamo bisogno.  Europa mon amour, illuminami ancora d’immenso!

.m