Chi sale e chi scende…

Con affetto, s’intende, ogni mese questa rubrica “classifica” chi sale e chi scende nel nostro affollato pianeta del fondismo. Organizzatori, squadre, atleti, federazioni, sponsor, e perché no, anche giornali e giornalisti…

UP: Granfondo e beneficienza: Caro Michil. Per cambiare marcia abbiamo bisogno di te e delle tue Dolomiti…

La mail arriva dalla nostra amica Joanna, tramite il sito della Maratona di Londra. Joanna è uno dei trentacinquemila (fortunati) che il prossimo 26 aprile parteciperanno a una delle più belle e celebri corse del mondo: è infatti stata sorteggiata nello spietato “ballor” che decide chi correrà e chi invece salterà il turno, e lei aveva saltato il turno negli ultimi due anni. Joanna è anche uno degli oltre ventimila iscritti a Londra che aderiscono a una “run for charity” avendo deciso di dedicare la propria personalissima impresa a un progetto benefico scelto tra i quaranta propositi degli organizzatori. Joanna ha deciso di sostenere “The Lavender Trust”, organizzazione che si occupa della lotta contro i tumori al seno e si è riproposta di raccogliere 500 sterline (circa 600 euro) tra amici e conoscenti. Lo fa con l’aiuto della maratona, che ha predisposto una pagina Internet da segnalare agli amici dove chiunque può fare una donazione tramite carta di credito o Paypal. Il 25 marzo Joanna (www.justgiving.com/joannagosiawojna) era arrivata a 200 euro. con questo sistema, la Flora London Maraton ogni anno destina in beneficienza una cifra superiore ai due milioni di sterline e lo fa attingendo a fondi che non vengono dagli iscritti e nemmeno dagli sponsor e quindi aprono la corsa all’esterno, coinvolgendo migliaia di non runner. Il principio è che amici, parenti, colleghi che sanno del tuo obiettivo sostengano il tuo sforzo con una donazione, anche piccola (c’è chi lascia solo 4 o 5 sterline) a favore di un trust certificato e che la maratona fa da tramite offrendo il servizio di pagamento on-line, rilasciandoti anche una ricevuta per detrarre l’importo dalle tasse. Meccanismo comune a centinaia di prove sportive negli Usa e nel nord Europa, ciclismo compreso. In Italia, invece, siamo a quota zero. Si fa beneficienza tramite lo sport di massa, è chiaro, e ci sono decine di organizzatori di granfondo che si danno da fare. Fa meccanismi come quelli di Londra sono del tutto sconosciuti. Da noi i fondi si raccolgono devolvendo percentuali sulle quote di iscrizione con esiti economici modesti. Si possono cambiare le cose? Si può almeno in parte lanciare un meccanismo come quello inglese nel ciclismo? Per farlo servirebbe n esempio illustre, una corsa di primissimo piano, molto ambita da chi corre e gestita da uomini che abbiano il coraggio di fare scelte importanti. In Italia – e non solo nel ciclismo – uno dei pochi eventi che può riuscire nell’intento è la Maratona delle Dolomiti, tanto sensibile a questi temi tanto da avere sfruttato l’enorme richiesta di pettorali non per fare cassa, ma per vendere iscrizioni a prezzo maggiorato per beneficienza: l’ultima asta, quella del 26 marzo, si è chiusa in pochi minuti. La Maratona è stata anche capace di scelte impopolari, in difesa dell’ambiente e dei partecipanti meno “forti”. La Maratona, per chiudere, è una corsa matura, che può puntare a obiettivi molto più ambiziosi di quelli puramente numerici. Chi, se no lei, potrebbe aprire il fronte “charity” nello sport di massa in Italia. Caro Michil, tu che ne dici? Ci si può provare?

Articolo su: Il giornale delle Gran Fondo